Sunday, October 02, 2005
quando settembre finisce, tutti avremmo bisogno di qualcuno che ci svegli - come hanno detto i green day - e ci ricordi che anche l'inverno, tutto sommato, non è poi così male. nonostante il freddo gelido venerdì mattina ad aspettare il treno delle 7.27 del mattino per un esame che ancora una volta non ho passato. in questo mese, un po' per impormi di studiare un po' per stupidi sensi di colpa verso i sempre più numerosi amici lavoratori, sono andato tutti i giorni in università. certo, comodo partire col treno delle 9.28 e tornare con quello delle 17.12, l'equivalente di un lavoro part-time, ma il fatto è che qui mentre tutti mandano curriculum, viaggiano in brasile e pensano in qualche modo al proprio futuro, sentirsi bloccato con 8 esami rimasti e nessuna prospettiva di laurearsi prima di due anni, non si sta tanto bene ecco.
in questo mese ho anche finito di leggere on the road di kerouac. lo elencavo da anni come uno dei miei libri preferiti anche se in realtà non l'avevo mai letto tutto. è stato sul mio comodino a boston, 2000; è stato sul mio comodino a londra, 2005; quando viaggio mi porto sempre dei libri che poi non leggo mai, perché in fondo è più bello leggere il mondo diverso dal consueto che ti sta intorno. un inverno invece, in un piccolo paesino di montagna della val d'aosta, avevo copiato su un quaderno una serie di frasi delle prime 100 pagine - perché on the road è forse l'unico libro dove ho trovato delle frasi che dovevo segnarmi. delle frasi che ti cambiano la vita. qualche mese fa finalmente l'ho ricominciato da capo e viaggio in treno dopo viaggio in treno sono arrivato fino in fondo, fino all'inatteso stupendo capitolo con il viaggio in messico. invece di copiare le frasi che non potevo fare a meno di segnare stavolta le ho sottolineate direttamente in matita rossa sul libro ormai sgualcito e vissuto e ancora l'etichetta penguin italia - 23.000 lire.
così qui a merate, 2 ottobre 2005, mentre fuori piove e sono seduto di fronte al solito schermo lcd e sullo stereo suonano i green day, fuori oltre la finestra ci sono nuvole enormi, un cielo grigio e bianco sopra montevecchia e sento tutta quella terra che si srotola in una sola immensa gobba fino alla costa atlantica, e tutta quella strada, tutte le persone e i loro sogni in quella immensità, e in francia so che ora i bambini stanno piangendo nella terra dove lasciano che i bambini piangano, e stanotte le stelle verranno fuori, e non sai che dio è l'orso pooh? la stella della sera deve stare scendendo e riversando i suoi pallidi scintillii sulla pianura, il che è solo un attimo prima dell'arrivo della notte completa che benedice la terra, scurisce tutti i fiumi, copre i picchi e avvolge l'ultima spiaggia, e nessuno, nessuno sa cosa succederà a nessuno a parte i malinconici ragtime del tempo che passa, io penso a dean moriarty, penso anche alle persone un po' come lui che ho incontrato e a quelle che incontrerò, io penso a dean moriarty.
[la parte in corsivo è tratta da questo brano, liberamente tradotto e remixato dal sottoscritto. complimenti a quanti l'avessero riconosciuto prima che aggiungessi questa nota.]