Monday, June 20, 2005


era tempo che non andavo a dormire quando la luce del mattino già si intravede fuori dalla finestra. deja-vu di madrid, 2002 e credo molde, norvegia, 2003. tornando a casa dalla notte bianca di sabato a milano è stato il trincio ad annunciarla - la luce - all'altezza delle torri bianche di vimercate. è sempre una rivoluzione copernicana dove il tempo cessa di essere un segmento da stiracchiare tra il punto a dove ci si sveglia e il punto b dove si decide di concludere la giornata, e diventa quel che è - un cerchio continuo di luce e poi buio, buio e poi luce.
dalle elementari alla maturità, non ho mai saputo fare le capovolte. innumerevoli insegnanti di educazione fisica hanno provato a convincermi ma niente da fare: avevo paura del cerchio che si chiudeva. perché quando qualche capovolta l'ho fatta, spinto di peso, mi è sembrato di ritrovarmi di colpo da piegato in avanti a piegato all'indietro, due posizioni opposte eppure unite in un momento inafferrabile dove portandone una all'estremo, essa si tramuta di scatto nella sua contraria. come quando stirando al massimo il segmento della notte, ci si ritrova al mattino.